Il Porno Inquina la Società

LA PORNOGRAFIA È UNA FORMA DI TRAFFICO SESSUALE?

Ci sarebbe tanto da dire in merito alla pornografia come forma di traffico sessuale. Molte ex porno attrici hanno reso pubbliche le agghiaccianti storie di come sono state vittime di “costrizione, inganno o coercizione” nella produzione delle foto e dei film ai quali hanno partecipato.

Si sostiene che la pornografia non sia prostituzione perché chi viene filmato non è pagato per “un atto sessuale”, ma piuttosto viene remunerato in quanto attore o attrice. Qualsiasi piacere sessuale sperimentato durante le riprese o derivato dal consumatore non è preso in considerazione dai legislatori. Per alcuni questa distinzione legale è una palese negazione dell’ovvio: quando si producono contenuti pornografici raffiguranti una donna, la si rende una prostituta.

Distinzioni legali a parte, pur reputando la pornografia come un’industria d’affari potenzialmente legittima, l’effettivo processo di ingaggio, procacciamento o utilizzo di attori e attrici pornografiche è abitualmente viziato da false promesse, minacce, abusi verbali e un pesante abuso di droghe. Fuori dal set, gli stessi produttori spesso agiscono da protettori, vendendo le ragazze come escort. Per questo motivo, gli attivisti che odiano il traffico del sesso giustamente odiano anche l’industria del porno sulla base di questi fatti. A prescindere dallo status legalmente protetto della pornografia in quanto intrattenimento, i datori di lavoro che abusano fisicamente, emotivamente e sessualmente dei propri impiegati stanno infrangendo la legge – non importa quanto abilmente sia composto il montaggio finale.

Molte attrici pornografiche condividono lo stesso sentimento della famosa star Linda Boreman, quando affermò: “Ogni volta che qualcuno guarda quel film, mi sta guardando mentre vengo violentata”.8 La durata media del periodo di attività di una “pornostar” è di 18 mesi in tutto, dopodiché queste donne generalmente si ritrovano spesso povere, distrutte, tossicodipendenti e desiderose di mettersi alle spalle questa esperienza brutale.9

La Prof.ssa Catherine A. MacKinnon, docente di legge alla Harvard, afferma con profonda competenza:

Come avviene con ogni forma di prostituzione, nella maggior parte dei casi le donne e i bambini coinvolti nella produzione di pornografia non si ritrovano in quella posizione per scelta bensì per mancanza di scelta. Di solito “acconsentono” solo nel senso più degradato e folle del termine (comune anche alla legge sullo stupro), nel quale una persona che non scorge altro modo di porre fine a ciò che sta succedendo, non vede via d’uscita, non ha reali alternative, è stata spesso vittima di abusi sessuali già nell’infanzia, è probabilmente tossicodipendente, è senza dimora e senza speranze, sta spesso cercando di evitare di essere picchiata o uccisa ed è quasi sempre economicamente disperata, finalmente acconsente a subire una violenza sessuale dietro pagamento, anche se – nella maggior parte dei casi – il pagamento viene intestato ad una terza persona.10

Laura Lederer, ex Consulente Senior sul Traffico di Esseri Umani per il Dipartimento di Stato Americano, afferma: “La pornografia è una brillante campagna sociale di marketing per lo sfruttamento sessuale a fini commerciali”. 11 La pornografia è il marketing del traffico sessuale, sia direttamente che indirettamente: direttamente, perché i portali del traffico online e offline utilizzano le immagini pornografiche per attirare i clienti; indirettamente, a motivo dell’influenza che la pornografia esercita sulla cultura.

Catherine MacKinnon della Harvard Law dice: “il consumo di pornografia è un esperienza di sesso a pagamento” e quindi crea la fame di continuare a comprare e trattare le donne come oggetti, nonché a mettere in atto ciò che si è visto.12 Per alcuni, questo significa trattare la propria moglie, la propria fidanzata o le proprie conoscenze femminili come degli oggetti. Per altri, significa rivolgersi al mondo del sesso commerciale.

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Note:

8 Catharine A. MacKinnon, and Andrea Dworkin, eds., In Harm’s Way: The Pornography Civil Rights Hearings. Cambridge: Harvard University Press, 1997, p. 65.

9 P.J. Huffstetter, “See No Evil”, The Los Angeles Times, gennaio 2003, http://articles.latimes.com/2003/jan/12/magazine/tm-porn (ultimo accesso del 28 dicembre 2015).

10 Catharine A. Mackinnon, “Pornography as Trafficking”, in Pornography: Driving the Demand in International Sex Trafficking, David E. Guinn e Julie DiCaro, Los Angeles, Captive Daughters Media, 2007, p. 34.

Foto: Set Me Free Ministries