P0rnogr@fia: Un fenomeno che si tinge (sempre più) di rosa

Comunemente, quando si pensa alla pornografia, si pensa agli uomini o ai ragazzini maschi.

Questa associazione, tuttavia, non è propriamente corretta perché la pornografia è un fenomeno che sta assumendo sempre più tinte femminili, anche se in maniera ancora molto sommersa.

La pornografia è uno dei grandi mali moderni, facilitato e amplificato dall’accesso diretto al web (nonostante alcuni Paesi e marchi virtuosi cerchino di porvi dei freni). Una dipendenza che sfascia famiglie, che mina nell’intimomoltissime persone, che può avere ricadute sociali e lavorative molto importanti.

E una dipendenza che si sta diffondendo a macchia d’olio e che, appunto, interessa anche il mondo femminile:nel 2015, Covenant Eyes aveva stimato che il 76% delle donne di età compresa tra 18 e 30 vede pornografia almeno una volta al mese e circa il 21% delle donne più volte alla settimana. Anche questo è un segno dei tempi e un preoccupante indice di degrado: le donne, per natura meno interessate al sesso in quanto espressione fisica e più volte invece alle relazioni emotive, sono alla disperata ricerca di un palliativo per riempire un vuoto evidentemente importante, che non trova soddisfazione altrove.

A sollevare il velo sul fenomeno della pornografia “rosa” è LifeSiteNews, che riporta un colloquio con Jessica Harris, ragazza che è rimasta vittima di questa dipendenza.

Il racconto di Jessica è illuminante: dall’inconsapevolezza circa il problema, all’autogiustificazione, alla considerazione dei pro e dei contro (non ci sono gravidanza indesiderate, aborti, malattie sessualmente trasmissibili), all’utopia di poter controllare l’uso della pornografia limitandone l’uso…

Ma in breve la situazione è precipitata: Jessica era in terza superiore e non aveva più il controllo della sua vita. Non riusciva a dormire, il sonno era disturbato, la gestione del tempo era condizionata dalla pornografia, le relazioni ne erano influenzate… In più Jessica si sentiva sola, pensava di essere l’unica ragazza ad avere questo problema. 

Ci è voluto tempo, ma ora Jessica è riuscita a tornare a essere libera e gira nel Nord America per portare la sua testimonianza, e aiutare così tante altre persone dimostrando loro che risolvere il problema è possibile e che non sono sole.

Conclude il giornalista Jonathon Van Maren: «Lo tsunami porno non interessa solo uomini e bambini. Esso ha anche spazzato via le donne, e molte di loro si sentono come se stessero annegando perché nessuno sa anche che sono in acqua. Nessuno può sentire le loro grida di aiuto. Vediamo le statistiche, ma non possiamo vedere le donne che si trovano di fronte alle loro spalle. Ma alla fine, una donna si è fatta avanti per mettere una storia dietro le statistiche. La storia di Jessica Harris è potente, il suo messaggio è essenziale, e il nella sua storia entra un coro di migliaia di altre persone che non hanno ancora trovato voce, e non hanno ancora trovato il cammino verso la libertà».

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Fonte: LifeSiteNews, Notizie ProVita